Manifesto Valoriale

Manifesto Valoriale

Manifesto

Valoriale

Perchè mi candido

Negli ultimi anni stiamo assistendo a una fuga dalla nostra professione: titolari che vendono le loro aziende al Capitale, collaboratori che migrano verso lavori più redditizi e meno faticosi.
L’amore per la nostra meravigliosa professione non è più sufficiente. La qualità della vita è davvero penalizzante e il ritorno economico per tutti i nostri sacrifici lavorativi è assolutamente inadeguato.

Di questo passo la professione, così come la conosciamo oggi, è destinata all’estinzione.
I farmacisti al banco saranno sempre meno e le nostre farmacie passeranno quasi tutte in mano a fondi di investimento, spesso non italiani, con logiche diverse da quelle che caratterizzano l’aspetto sociale e sanitario del nostro lavoro.

Bisogna far capire allo Stato che, se non vuole finire di fatto col cedere e delegare a soggetti stranieri il primo presidio della sanità pubblica sul territorio, è necessaria ed urgente una inversione di tendenza che renda nuovamente attrattivo svolgere la nostra professione e investire nelle nostre farmacie.

Ecco perché mi candido. Perché sento dentro di me la responsabilità di fermare questo pericoloso piano inclinato e di mettere, senza alcuna paura, lo Stato di fronte alle proprie responsabilità… come sempre, in primo luogo, per il bene dei nostri pazienti, i cittadini italiani.

Perchè mi candido

Negli ultimi anni stiamo assistendo a una fuga dalla nostra professione: titolari che vendono le loro aziende al Capitale, collaboratori che migrano verso lavori più redditizi e meno faticosi.
L’amore per la nostra meravigliosa professione non è più sufficiente. La qualità della vita è davvero penalizzante e il ritorno economico per tutti i nostri sacrifici lavorativi è assolutamente inadeguato.

Di questo passo la professione, così come la conosciamo oggi, è destinata all’estinzione.
I farmacisti al banco saranno sempre meno e le nostre farmacie passeranno quasi tutte in mano a fondi di investimento, spesso non italiani, con logiche diverse da quelle che caratterizzano l’aspetto sociale e sanitario del nostro lavoro.

Bisogna far capire allo Stato che, se non vuole finire di fatto col cedere e delegare a soggetti stranieri il primo presidio della sanità pubblica sul territorio, è necessaria ed urgente una inversione di tendenza che renda nuovamente attrattivo svolgere la nostra professione e investire nelle nostre farmacie.

Ecco perché mi candido. Perché sento dentro di me la responsabilità di fermare questo pericoloso piano inclinato e di mettere, senza alcuna paura, lo Stato di fronte alle proprie responsabilità… come sempre, in primo luogo, per il bene dei nostri pazienti, i cittadini italiani.

Perchè il colibrì

Un’antica leggenda africana narra che  un giorno, in una foresta africana, per l’eccessiva calura scoppiò, all’improvviso, un incendio.Di fronte all’avanzare delle fiamme, tutti gli abitanti, terrorizzati, cominciarono a scappare. Tutti, tranne un piccolo Colibrì, che raccoglieva una goccia d’acqua nel suo becco e la portava sull’incendio. E poi di nuovo via: ritornava al fiume raccoglieva una goccia d’acqua e la portava nuovamente verso il fuoco. Il leone allora che, di lontano, osserva la scena, chiese con sarcasmo all’uccello :“Che combini, sciocco! Non vedi che la foresta sta bruciando e tutti gli animali scappano? Cosa pensi di fare?”. Il colibrì guardò il leone negli occhi e  gli rispose: “
”IO FACCIO LA MIA PARTE!”

Il leone si mise a ridere: “Tu così piccolo pretendi di fermare le fiamme?” e assieme a tutti gli altri animali incominciò a prenderlo in giro. Ma l’uccellino, incurante delle risate e delle critiche, si gettò nuovamente nel fiume per raccogliere un’altra goccia d’acqua. A quella vista un elefantino, che fino a quel momento era rimasto al riparo tra le zampe della madre, immerse la sua proboscide nel fiume e, dopo aver aspirato quanta più acqua possibile, la spruzzò su un cespuglio che stava ormai per essere divorato dal fuoco. Anche un giovane pellicano, lasciati i suoi genitori al centro del fiume, si riempì il grande becco d’acqua e, preso il volo, la lasciò cadere come una cascata su di un albero minacciato dalle fiamme. E all’improvviso, tutti i cuccioli d’animale si prodigarono insieme per spegnere l’incendio che ormai aveva raggiunto le rive del fiume. Dimenticando vecchi rancori e divisioni millenarie, il cucciolo del leone e dell’antilope, quello della scimmia e del leopardo, quello dell’aquila dal collo bianco e della lepre lottarono fianco a fianco per fermare la corsa del fuoco. A quella vista gli adulti smisero di deriderli e, pieni di vergogna, incominciarono ad aiutare i loro figli. Con l’arrivo di forze fresche, bene organizzate dal re leone, quando le ombre della sera calarono sulla savana, l’incendio poteva dirsi ormai domato. Sporchi e stanchi, ma salvi, tutti gli animali si radunarono per festeggiare insieme la vittoria sul fuoco. Il leone chiamò il piccolo colibrì e gli disse: “Oggi abbiamo imparato che la cosa più importante non è essere grandi e forti ma pieni di  CORAGGIO e di GENEROSITA’.

Perchè il colibrì

Un’antica leggenda africana narra che  un giorno, in una foresta africana, per l’eccessiva calura scoppiò, all’improvviso, un incendio.Di fronte all’avanzare delle fiamme, tutti gli abitanti, terrorizzati, cominciarono a scappare. Tutti, tranne un piccolo Colibrì, che raccoglieva una goccia d’acqua nel suo becco e la portava sull’incendio. E poi di nuovo via: ritornava al fiume raccoglieva una goccia d’acqua e la portava nuovamente verso il fuoco. Il leone allora che, di lontano, osserva la scena, chiese con sarcasmo all’uccello :“Che combini, sciocco! Non vedi che la foresta sta bruciando e tutti gli animali scappano? Cosa pensi di fare?”. Il colibrì guardò il leone negli occhi e  gli rispose:
”IO FACCIO LA MIA PARTE!”.

Il leone si mise a ridere: “Tu così piccolo pretendi di fermare le fiamme?” e assieme a tutti gli altri animali incominciò a prenderlo in giro. Ma l’uccellino, incurante delle risate e delle critiche, si gettò nuovamente nel fiume per raccogliere un’altra goccia d’acqua. A quella vista un elefantino, che fino a quel momento era rimasto al riparo tra le zampe della madre, immerse la sua proboscide nel fiume e, dopo aver aspirato quanta più acqua possibile, la spruzzò su un cespuglio che stava ormai per essere divorato dal fuoco. Anche un giovane pellicano, lasciati i suoi genitori al centro del fiume, si riempì il grande becco d’acqua e, preso il volo, la lasciò cadere come una cascata su di un albero minacciato dalle fiamme. E all’improvviso, tutti i cuccioli d’animale si prodigarono insieme per spegnere l’incendio che ormai aveva raggiunto le rive del fiume. Dimenticando vecchi rancori e divisioni millenarie, il cucciolo del leone e dell’antilope, quello della scimmia e del leopardo, quello dell’aquila dal collo bianco e della lepre lottarono fianco a fianco per fermare la corsa del fuoco. A quella vista gli adulti smisero di deriderli e, pieni di vergogna, incominciarono ad aiutare i loro figli. Con l’arrivo di forze fresche, bene organizzate dal re leone, quando le ombre della sera calarono sulla savana, l’incendio poteva dirsi ormai domato. Sporchi e stanchi, ma salvi, tutti gli animali si radunarono per festeggiare insieme la vittoria sul fuoco. Il leone chiamò il piccolo colibrì e gli disse: “Oggi abbiamo imparato che la cosa più importante non è essere grandi e forti ma pieni di  CORAGGIO e di GENEROSITA’.

Manifesto Valoriale

Un semplice programma elettorale non era sufficiente per dare l’idea del grande cambiamento culturale che abbiamo in mente per la categoria.
Sentivamo il bisogno di qualcosa di più completo, qualcosa che potesse spiegare in modo dettagliato la nostra visione e la nostra idea di professione.
Ecco perchè l’idea di un Manifesto programmatico e valoriale, che ci auguriamo possa essere la base  del cambiamento di cui la nostra categoria ha fortemente bisogno.
Buona lettura…